« La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che dileggia la carne di cui si nutre »
William Shakespeare, Otello
Delitto d’amore, omicidio passionale, movente sentimentale, sono tutti termini che compaiono nella cronaca in occasioni di reati spesso efferati, che coinvolgono una coppia di (ex) amanti. Si tratta di episodi nei quali il sentimento della gelosia si manifesta nella sua più grave forma: il passaggio all’atto come estremo tentativo di controllare il partner, decidendone la sorte.
Sono queste le manifestazioni più brutali di un sentimento complesso e dalle molte sfaccettature che più spesso ha, fortunatamente, altre forme di ricaduta sulla coppia e sull’individuo.
La gelosia è la reazione emotiva alla percezione soggettiva che un rapporto significativo sia minacciato da terzi. Come già evidenziato da Freud, è caratterizzata da ambivalenza, in quanto il geloso prova allo stesso tempo amore ed aggressività rivolte alla medesima persona (“dileggia la carne di cui si nutre”).
La gelosia si definisce “delirante” quando chi ne è affetto restringe progressivamente il proprio campo di coscienza concentrando sempre più memoria ed attenzione sulla ricerca di elementi che vadano a confermare i propri timori di tradimento, infedeltà, attrazione verso “il rivale”. Vengono studiati sguardi, spremuti ricordi, analizzate parole, vivisezionate virgole…
L’atteggiamento ossessivo e controllante del geloso presto si ripercuote sulla coppia deprivandola di armonia, soddisfazione, intesa e sentimento. Una volta inaridita e contaminata la relazione, il geloso vede così realizzata la sua profezia: il partner si allontana. Intervenire su questo tipo di gelosia è molto difficile perché chi ne è portatore, pur sperimentando insoddisfazione e sofferenza, è impermeabile a consigli e a punti di vista “alternativi” al suo. Ciononostante, una psicoterapia tempestivamente avviata può aiutare a ristrutturare il pensiero in senso razionale, favorendo la consapevolezza delle distorsioni percettive e cognitive messe in atto. In questo tipo di casi non è esclusa la necessità di un contenimento farmacologico di supporto al trattamento psicologico.
In quanto sentimento complesso, la gelosia ha però altri risvolti, più comuni e meno patologici della manifestazione aggressiva o di quella delirante. Pur permanendo in tutte le forme di gelosia l’aspetto della volontà (consapevole o inconsapevole) di controllo dell’altro, una risposta emotiva molto frequente è quella ansioso-depressiva. Si tratta dell’angoscia di abbandono, esperienza psicologicamente spaventosa e paralizzante. L’angoscia di abbandono ha radici lontane, che affondano nell’infanzia della persona ed in particolare e in quella fase dello sviluppo psicologico che Margaret Mahler definì processo di separazione-individuazione. Per chi non ha sviluppato uno stile di attaccamento sicuro alle figure affettivamente significative, la gelosia emerge senza la necessità della presenza di un “rivale” specifico, ma può invece strutturarsi nei confronti di tutto e tutti. Egli esperisce un vissuto di gelosia e tradimento ogni volta che vengono meno le attenzioni del partner, attenzioni richieste in modo esclusivo, incondizionato e continuo. Nel disperato tentativo di essere l’unico oggetto d’amore della persona amata, instaura con lei una relazione di tipo simbiotico e salvifico: si cerca nell’altro sollievo al proprio malessere, e di colmare un proprio profondo vuoto interiore.
Il quadro presentato è tipico di una mancanza di equilibrio affettivo, mancanza che porta alla dipendenza psicologica dall’altro. Ma come si potrebbe definire questo “equilibrio”? Al di là dei tecnicismi e delle teorie psicologiche, potremmo descriverlo come la capacità di “farcela nonostante tutto”: è la capacità di reagire ad una delusione con una corsa sfiancante e liberatoria, invece che incupendosi per il resto della settimana; di superare un lutto dopo un ragionevole periodo di tempo in cui si è sostati nella tristezza e nel dolore, invece che sprofondando in una prolungata depressione; di affrontare disgrazie e deprivazioni chiedendo una mano alle persone giuste, invece che cadendo nell’uso sostanze stupefacenti o nell’etilismo. È poi ciò che ci permette di tollerare la fine di una relazione importante, soffrendo sì, ma senza disgregarci, perdere il senso della nostra identità e del nostro essere al mondo, venire inghiottiti da un grande vuoto. Perché se proviamo quel vuoto, quel vuoto era già dentro di noi, indipendentemente da ciò che Lei o Lui “ci hanno fatto”.
Questo tipo di equilibrio è per la stragrande maggioranza delle persone una conquista, ottenuta spesso dopo sacrifici, tentativi ed errori. Per alcuni resta un miraggio, perseguito attraverso strategie infruttuose ripetute nel tempo. La gelosia legata all’angoscia di abbandono ha a che fare con questa mancanza di equilibrio personale ed autonomia affettiva, autonomia che ci permette di cercare finalmente l’altro non per bisogno, ma per Amore. Riconoscere questa intima fragilità, prendere consapevolezza dei propri conflitti interiori, affrontarli, elaborarli, è il primo passo per smettere di vivere con gelosia, timore ed angoscia i rapporti sentimentali, liberandoli da ciò che è di troppo, come Michelangelo faceva coi suoi marmi.
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